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rivista semestrale

anno XXXV - terza serie

numero 88

luglio/dicembre 2023

Primo Levi, The Complete Works of Primo Levi

[a cura di A. Goldstein, con un’introduzione di T. Morrison e saggi di R. Weil, M. Quirico, D. Scarpa, trad. ingl. di S. Woolf, A. Goldstein, J. McPhee, N. Rich, A. Bastagli, F. Bastagli, A. Shugaar, J. Galassi, A. Milano Appel, M.F. Moore, Liveright, New York-London 2015]

Dopo una falsa partenza nel 1959, l’opera di Primo Levi entra trionfalmente nel campo culturale statunitense con la traduzione del Sistema periodico nel 1984. Da allora in poco più di trent’anni i testi dello scrittore sono passati da opere dai diritti venduti a poco prezzo a protagonisti di un’operazione al momento unica per quanto riguarda la letteratura italiana contemporanea: i Complete Works usciti nell’autunno 2015 costituiscono infatti il primo caso di autore italiano del ’900 integralmente tradotto in inglese. Oltre ai libri e alle raccolte pubblicati da Levi tra il ’47 e l’87, infatti, i Complete Works comprendono anche le “pagine sparse”, ossia gli scritti d’occasione apparsi su quotidiani e riviste, raccolti per la prima volta nell’edizione einaudiana delle Opere curata da Marco Belpoliti nel 1997.

Le Opere del ’97 sarebbero all’origine, come racconta Robert Weil in uno dei saggi che chiudono il terzo volume, del progetto di una simile edizione inglese, che viene affidata nel 2000 alle cure dell’editor del «New Yorker» Ann Goldstein, traduttrice pluripremiata dall’italiano. A coadiuvarla, una squadra di nove professionisti ha ri-tradotto integralmente gli scritti di Levi, anche quelli già disponibili sul mercato anglosassone. L’unica, notevole, eccezione riguarda il decimo traduttore coinvolto, lo storico Stuart Woolf, autore della prima versione inglese di Se questo è un uomo, elaborata gomito a gomito con lo scrittore alla fine degli anni Cinquanta. È lo stesso traduttore, nell’Afterword, a raccontare la storia della traduzione di If This Is a Man, e di come la nuova operazione editoriale gli abbia offerto l’occasione di rivederla e aggiornarla.

La postfazione di Woolf è solo la prima di diverse prese di parola dei traduttori, che risultano in quest’edizione tutt’altro che “invisibili” (ai loro curricula è dedicata una sezione in coda al terzo volume). Accanto al lavoro della squadra traduttiva, per l’allestimento dell’opera è stata fondamentale la collaborazione del Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino, e in particolare di Domenico Scarpa, che firma delle Notes on the Texts che espandono e aggiornano quelle dell’edizione Belpoliti di quasi vent’anni fa. Le note di Scarpa non si limitano a fornire informazioni sulle vicende testuali ed editoriali, ma risultano dei veri e propri saggi analitici e interpretativi, forse la parte dei tre volumi più interessante e innovativa per studiosi e lettori italiani.

L’intento canonizzante dei Complete Works si rivela anche nelle caratteristiche esterne dell’edizione, raffinatissima e voluminosa, e negli endorsements riportati sui risvolti di copertina da parte di autori consacrati che, agli occhi di un lettore anglosassone, risultano accomunabili a Levi: gli scrittori ebrei americani Bellow e Roth, e i due italiani contemporanei più noti a livello globale, Calvino ed Eco. L’introduzione generale è invece firmata da una scrittrice statunitense vincitrice di Premio Nobel, Toni Morrison, narratrice di un’altra minoranza perseguitata.

L’apparato paratestuale suggerisce quel che la curatrice dichiara apertamente nell’introduzione: i Complete Works vogliono presentare un Levi in primo luogo ed essenzialmente scrittore. «He did not want to be characterized only as a Holocaust writer, and the label does him a regrettable injustice, for he was a prolific writer of stories, essays, novels, and poems, on a wide range of scientific, literary, and autobiographical subjects» (vol. I, p. xv). Lo spostamento d’interesse dal “testimone” allo “scrittore” ha caratterizzato gli ultimi vent’anni di studi su Levi in tutto il mondo, eppure, come suggerisce Goldstein, l’etichetta testimoniale ancora non è scomparsa: non solo nel mondo anglosassone, ma anche (forse soprattutto) in Italia, nel cui canone letterario Primo Levi è entrato solo recentemente.

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