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rivista semestrale

anno XXXV - terza serie

numero 87

gennaio/giugno 2023

Michele Cometa, Perché le storie aiutano a vivere. La letteratura necessaria

[Raffaello Cortina, Milano 2017]

Perché le storie aiutano a vivere introduce il pub­blico italiano alla mole di pubblicazioni che affron­tano la letteratura usando teorie e conoscenze elaborate dalla psicologia evoluzionista e dalle scienze cognitive, cioè quegli indirizzi di ricerca e ambiti disciplinari che si occupano della mente e che vanno dalle neuroscienze alla psicologia spe­rimentale, fino alla filosofia della mente. Come ri­corda Cometa, la teoria e la critica letterarie ispira­te solo alla psicologia evoluzionista – il darwinismo letterario – non hanno guadagnato un ampio con­senso, mentre il cognitivismo è una tendenza con­solidata anche negli studi letterari: e il libro include una ricca bibliografia – quasi interamente in ingle­se -, dove sono elencate sia pubblicazioni specia­listiche sia opere di sintesi. Oltre allo stesso Come­ta, tra i più importanti studiosi italiani che aderi­scono al programma di ricerca cognitivista ci sono Alberto Casadei, Stefano Calabrese, Marco Bernini e Marco Caracciolo, ognuno dei quali è autore di pubblicazioni disponibili in italiano dove si presen­tano le questioni e gli approcci più importanti (Ber­nini e Caracciolo 2013), si propone una teoria co­gnitivista della retorica e della metafora (Calabre­se 2013) o una teoria cognitivista della letteratura attenta alla dimensione dell’analisi testuale (Casa­dei 2011, 2018). Perché le storie aiutano a vivere di Cometa è un libro di pura teoria: cerca allo stesso tempo di offrire uno sguardo d’insieme su alcuni dei dibattiti centrali, discutere vari aspetti di parti­colari teorie, formulare ipotesi e mettere al centro alcuni temi. Il primo capitolo («Elementi di biopoe­tica») serve da introduzione: qui Cometa delinea lo schizzo di un’antropologia filosofica e di una teoria letteraria cognitiviste. Partendo dalle ricerche dell’archeologia cognitiva, Cometa riprende poi la teoria della “mente estesa”, secondo cui la lettera­tura sarebbe una delle protesi tecnologiche che plasmano il funzionamento della mente umana («Archeologia del Sé»). Nel terzo capitolo («Poetiche della mente») Cometa ripercorre le spiegazio­ni evoluzioniste e cognitiviste del «comportamen­to narrativo» (p. 59), per chiudere il volume con­centrandosi sulla relazione fra ansia e narrazioni vista sempre da una prospettiva evoluzionista e cognitivista («Antropologia dell’ansia»). Perché le storie aiutano a vivere è un libro ricco da cui c’è molto da imparare. Ci sono però due aspet­ti che non mi convincono. Il tentativo di mappare interi dibattiti e insieme affrontare in dettaglio molti temi può disorientare chi legge. Come può disorientare la bibliografia, che occupa più di ses­santa pagine e le cui voci sono elencate alfabetica­mente. Sarebbe stato più utile affrontare pochi te­mi o tracciare alcune linee del dibattito fornendo una bibliografia ragionata più selettiva. Il secondo aspetto è comune alla maggior parte degli studi cognitivisti, dove la discussione è condotta su un piano così generale che al resoconto di teorie e ri­sultati di ricerche scientifiche si sovrappone la lo­ro interpretazione filosofica, e la letteratura come forma d’arte e istituzione sociale non si distingue dalla narrazione come comportamento umano. Ri­spetto a Cometa e ad altri cognitivistinon credo che le scienze cognitive o la psicologia evoluzioni­sta offrano una spiegazione generale convincente del perché si scriva e si legga letteratura e non cre­do che sia in atto una rivoluzione cognitivista che avvicinerà le discipline letterarie alla biologia; sono invece convinto che metodi e risultati derivati dal­la psicologia sperimentale abbiano già prodotto esiti interessanti nell’indagine dell’esperienza di lettura (reader response theory): è qui che feno­meni mentali come cognizione ed emozioni sono centrali. Per il resto le discipline letterarie rimar­ranno vicine a quelle storiche. Cometa ha realizza­to comunque il suo intento principale, che è quel­lo di «dare un quadro tematico attendibile» dei re­centi sviluppi nelle scienze cognitive e del loro im­patto sulla teoria letteraria (p. 60).

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