Nel cinquantenario della Storia di Elsa Morante (1974-2024), questo romanzo si impone al nostro immaginario per la sua attualità, che consiste prima di tutto nel mettere in scena esperienze umane al tempo stesso quotidiane ed estreme, concrete e laceranti: una forma trascinante di realismo traumatico.1 Di fronte a un contesto geopolitico globale più che mai minacciato da conflitti e tensioni radicali e dal sentimento apocalittico delle catastrofi ecologiche e pandemiche, la forza narrativa e tematica della Storia si impone in tutta la sua attualità. Il romanzo colpisce infatti non solo per il suo intreccio unico di micro e macrostoria, di destini subalterni e reportage di grandi eventi novecenteschi, ma anche per uno storytelling coinvolgente e stratificato, che sovrappone il realismo di superficie a una dimensione traumatica raccontata tramite affondi onirici, immagini e spazi sotterranei.
Le riletture della Storia proposte in questa sezione di «Allegoria», a cura di Tiziana de Rogatis e Katrin Wehling-Giorgi, dialogano con nuove categorie critiche, per evidenziare la straordinaria modernità di un romanzo che continua a proporre nuove forme alla narrativa contemporanea e che continua a ridefinire la nostra cultura del ricordo (o «cultural memory»).
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