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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

“Lo stile di Dioniso. La filosofia di Nietzsche nella letteratura tedesca del Novecento”

[a cura di P. Amato, G. Miglino, Mimesis, Milano-Udine 2013]

 

Non vi è scrittore di lingua tedesca nella prima metà del Novecento che nel formulare una dichiarazione di poetica abbia potuto ignorare il pensiero di Nietzsche, «il gigante dell’era post-goethiana», come lo definì enfaticamente Gottfried Benn. Il ruolo assunto da Nietzsche come critico della declinante civiltà occidentale, la condanna del filisteismo della Germania guglielmina, l’attività demistificatrice nei confronti delle strutture portanti del pensiero occidentale, l’elevazione dell’arte a unica attività metafisica concessa all’uomo moderno sono gli elementi spirituali che resero Nietzsche un maestro per la generazione della fin de siècle.

Per i poeti espressionisti, in particolare, il piglio libertario del pensiero di Nietzsche, la sua aforistica lampeggiante e il linguaggio estatico e oracolare del suo capolavoro poetico, lo Zarathustra, costituirono modelli espliciti e fecondi. La vasta bibliografia sui rapporti tra Nietzsche e la letteratura tedesca è ora arricchita da un volume comprendente dieci studi critici dedicati all’influsso di Nietzsche sull’opera di vari scrittori tedeschi, dai fratelli Mann a Kafka, da Rilke agli espressionisti a Salomo Friedlaender, con, in aggiunta, due saggi che riflettono sulla ricezione di Nietzsche dopo il 1945, fatalmente connotata in entrambe le Germanie da considerazioni e pregiudizi di ordine politico-ideologico. Spiccano nel volume il limpido saggio di Marco Rispoli, dedicato a Hofmannsthal, che nel pensatore sassone trovò elementi di riflessione in ambito estetico e di critica culturale, e lo studio di Pierandrea Amato su Ernst Jünger. Amato individua nel superuomo nietzscheano l’ascendente antropologico dell’Operaio jüngeriano e illustra l’elaborazione jüngeriana della guerra come «esperienza interiore» e come categoria ontologica alla luce della filosofia dionisiaca nietzscheana, centrale anche per la comprensione di altri concetti connessi alla guerra, quali l’avventura e il pericolo.

Stante la varietà degli autori trattati nel volume e data l’eterogeneità dei saggi, diseguali sia per impostazione che per qualità di scrittura e argomentazione, il volume avrebbe necessitato di un’articolata prefazione che illustrasse i criteri che hanno guidato i curatori nella composizione del libro e che mettesse in luce gli esiti salienti scaturiti dai singoli saggi e dalla ricerca nel suo complesso. L’introduzione è invece uno scritto molto breve che elude programmaticamente la questione degli autori trattati. È vero che l’infiltrazione di Nietzsche nella letteratura tedesca è tale che ogni ricognizione non può che essere limitata, tuttavia il lettore si chiede perché ci si concentri su scrittori che hanno recepito Nietzsche in modo elusivo, come Kafka, o parziale, come Rilke, e non si dedichi invece spazio alcuno a Robert Musil, che recepì Nietzsche nella sua interezza, o a Benn, la cui poesia è semplicemente impensabile senza Nietzsche. Il saggio, pur pregevole, di Stefania Maffeis sulla osteggiata ricezione di Nietzsche nella DDR rimane inoltre ancorato al solo ambito filosofico e non risulta dunque pertinente alla sfera letteraria a cui la raccolta intende circoscrivere la sua attenzione. Cursoria e non sufficientemente suffragata è poi l’esposizione da parte dei curatori dell’ipotesi teorica che presiederebbe il volume, ovvero la «carente propagazione di Nietzsche nella letteratura tedesca contemporanea», ipotesi generica, che andrebbe discussa e dimostrata, stante il persistente lascito nietzscheano in autori contemporanei quali Elfriede Jelinek o Martin Walser.

Chiude il libro, in una versione italiana non impeccabile, il testo del discorso tenuto nel 2004 dal poeta Durs Grünbein in occasione del conferimento del premio Nietzsche, ove l’autore ripercorre in un’ambiziosa sintesi storica il contrastato rapporto tra filosofia e poesia.

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