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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Clotilde Bertoni, Romanzo di uno scandalo. La Banca Romana tra finzione e realtà

[ il Mulino, Bologna 2018 ]

Lo studio di Clotilde Bertoni, molto impegnato e documentato, appare per certi versi sorprendente a chi si occupi di letteratura e si attenda, di conseguenza, un saggio critico o storico-critico. Nel ricostruire le risonanze e gli effetti che lo scandalo della Banca Romana comporta per gli scrittori di quegli anni (a partire dal 1892) e per quelli di anni successivi, la studiosa sceglie di collegare così strettamente le opere letterarie alla documentazione storica che il suo risulta, di fatto, un ibrido. Non è una critica, ma una sottolineatura necessaria. Infatti, se da una parte leggiamo, in premessa, dell’«appeal della cronaca sulla letteratura», sul fascino melodrammatico che certi eventi, anche farseschi, comportano su un pubblico ormai vasto, e di conseguenza su quei mediatori di immaginario e di senso comune che sono gli scrittori e in particolare i giornalisti, dall’altra ci troviamo impegnati a seguire una cronaca politica, prima che giornalistica, molto dettagliata.

Il libro è diviso in tre parti: nella prima si segue un antecedente dello scandalo italiano, quello, francese, e anch’esso finanziario, legato alla costituzione di una Compagnia per la costruzione del Canale di Panama; il fallimento della quale, con la rovina dei sottoscrittori, avverrà nel 1889. E forse per questo precedente lo scandalo nostrano riceve, pochi anni dopo, un’attenzione molto accesa dal pubblico italiano, tanto da suscitare una pluralità di risposte romanzesche, non certo capolavori letterari, ma importanti segnali di un gusto e di una sociologia degli scrittori e dei lettori. Ed ecco che la lunga seconda parte dello studio ricostruisce analiticamente (anche su ricerche dirette delle fonti) gli eventi e i personaggi, sui quali emerge la figura ambigua di Bernardo Tanlongo, governatore della Banca già vaticana, affarista senza scrupoli, sotterraneamente sostenuto da Giolitti e da Crispi, vanamente contrastato da alcuni onesti funzionari e dall’opposizione della sinistra, soprattutto da Napoleone Colajanni.

Ed è così che giungiamo all’ultima parte dello studio, che affronta infine il versante letterario dello scandalo. È noto che I vecchi e i giovani di Pirandello affronta anche questo evento; e al romanzo è dedicato il debito spazio. Ma anche Pirandello risente del lungo filone che, nel ventennio trascorso, aveva alimentato diverse riprese romanzesche. Più interessante è il richiamo alla presenza di Zola a Roma, con l’alone che la sua visita e la stesura del suo Rome comportano nella pubblica opinione. Ideato nel 1894, il romanzo si irrobustisce del soggiorno romano (nello stesso anno), ma al tempo stesso, sostiene Bertoni, si allontana discretamente dallo scandalo, sebbene ponga acutamente l’accento su aspetti quali lo sviluppo immobiliare della città e le malversazioni delle banche. E più d’uno scrittore sembra essere stimolato a cimentarsi nel tema. Sembra essere, questo, l’elemento documentario e interessante (sociologicamente) dello studio. Apprendiamo così di romanzieri come Enrico Castelnuovo ed Achille Bizzoni, di una certa fama in quegli anni, che nel 1894 scrivono i loro romanzi “a chiave” alludendo allo scandalo. E ancora di G.A. Delgrosso (1897), C. Castelli e E. Socci (1900), L. Marrocco (1901) e soprattutto di Carlo Del Balzo, giornalista e romanziere piuttosto prolifico, che scrive Le Ostriche nel 1901, lo stesso anno di un romanzo di F. Colacito. Queste opere vengono più o meno brevemente commentate e ricondotte a vari modelli. E, infine, troviamo alcune riprese più vicine ai nostri giorni, letterarie e cinematografiche, forse suscitate dalla stagione di Tangentopoli. L’effetto di alone melodrammatico suscitato dallo Scandalo sembra non essersi dunque esaurito nell’immediato, ma muoversi dentro un modello letterario moderno.

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