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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Clotilde Bertoni, Letteratura e giornalismo

[Carocci, Roma 2009]

Con Letteratura e giornalismo, Clotilde Bertoni prova a mettere ordine negli intricati rapporti tra questi due mondi intimamente connessi. Il risultato, coerentemente con il titolo della collana per cui è edito il volume (le «Bussole»), è una guida sintetica, un testo agile ma denso che fornisce le coordinate necessarie per orientarsi tra molti nomi e categorie dai confini via via sempre meno marcati. Il volume si struttura in tre lunghi capitoli e ciascuno di essi individua le interferenze tra i due mondi a partire da un differente taglio prospettico, mantenendo costante il riferimento alla dimensione storica e sociale.

Il primo capitolo guarda da vicino agli scrittori, optando quasi per una focalizzazione interna: vengono definiti caratteri ed evoluzioni delle figure ibride di scrittore-giornalista e giornalista-scrittore; attraverso una fitta carrellata di nomi, opere, percorsi, generi e sconfinamenti, emergono con chiarezza la labilità dei confini e la strutturale affinità tra questi due campi. Efficace l’andamento “binario” della prima parte del saggio, reso dalla scelta di Bertoni di lavorare per coppie di autori: da Balzac-Dickens a Capote-Mailer, passando per Zola-Serao, Camus- Buzzati e Cecchi-Ojetti, fino a Cederna-Stajano.

La tesi assai convincente è che, a partire dall’affermazione dell’industria editoriale e della stampa, è proprio nella concomitante attività di letterato e di cronista che molti scrittori elaborano coraggiose soluzioni tematiche, innovative e sperimentali cifre stilistiche, fino a ridiscutere gli stessi presupposti della scrittura letteraria e giornalistica. Il secondo capitolo si posiziona ad una distanza maggiore dalle questioni delineate e traccia con linee più generali le interconnessioni e le contiguità tra i due ambiti. L’analisi parte dal ruolo non trascurabile degli spazi riservati di volta in volta alla letteratura dai periodici (dal feuilleton alla “terza pagina”, fino al caso dell’elzeviro) e giunge al più recente battesimo di veri e propri filoni della scrittura.

La consapevole e programmatica applicazione di tecniche narrative e romanzesche al giornalismo caratterizza e definisce il new journalism mentre, specularmente, il ricorso ad un lavoro propedeutico d’inchiesta e di raccolta dei dati, se finalizzato a costruire un’opera narrativa che non travisi né stravolga i fatti, diventa il filo conduttore di una sintesi sull’“indefinibile” categoria di non-fiction novel. Il terzo capitolo analizza infine la tematizzazione del giornalismo nella letteratura ed integra con lo sviluppo di questo tema le conclusioni fin qui raggiunte; dal capostipite balzachiano fino al romanzo contemporaneo, lo sguardo parziale degli scrittori diventa ulteriore testimone dell’evoluzione congiunta di giornalismo e letteratura.

È d’obbligo riconoscere come in questo percorso il punto di vista, pur rispettoso delle specificità del giornalismo, sia e rimanga orientato sulla scrittura letteraria, sulla sua capacità di recepire o esportare modalità ed approcci, di farsi contaminare o rinchiudersi in un’indignata stigmatizzazione; un indirizzo che risulta evidente già a partire dalla gerarchia espressa dal titolo.

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