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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Maria Antonietta Grignani, Una mappa cangiante. Studi su lingua e stile di autori italiani contemporanei

[ Pacini, Pisa 2017 ]

In questo volume, Maria Antonietta Grignani ha raccolto una serie di saggi riguardanti testi e temi sui quali ha molte cose da dirci: dodici saggi, in versioni rielaborate rispetto a quelle già edite in riviste o miscellanee tra 2007 e 2016, su poeti e prosatori a lei cari, come Sereni, Orelli, Luzi, Landolfi, Mastronardi e Bianciardi.

In particolare, il primo studio concerne la questione centrale della fuga dall’io, inteso anche come soggetto verbale, fuga caratterizzata da modi e momenti differenti dagli ermetici, ai Novissimi, a Sereni, a Caproni, a Orelli, a Pusterla, a Neri, ai poeti degli ultimi decenni, in cui semmai «pare profilarsi un soggetto collettivo, più partecipabile, forse, di quello che avrebbe governato, contornato e postillato il testo» (p. 22); l’autrice scrive perciò che «la mappa è cangiante» (p. 9), ma comporta affinità, sia etiche, sia estetiche. L’io nascosto attraversa la poesia del XX secolo così come in parte fa anche il settimo saggio del volume, che guarda alle Presenze della Divina commedia nella poesia del Novecento, per esempio in Giudici, Montale, Caproni e Sereni, ma anche in Primo Levi.

Gli altri capitoli sono dedicati a singoli poeti, mai isolatamente però, bensì sempre in rapporto a diverse voci e questioni più ampie, e nel contempo attraverso riscontri e citazioni puntuali. Due studi riguardano proprio Sereni: uno (Le voci «pausate e ritmiche» di Sereni: tra prosa e poesia) ricostruisce la «tentazione della prosa» fin dagli esordi di Frontiera, tenendo conto di carteggi, frasi in esergo, traduzioni, saggi, perché «sempre un poeta, quando parla di altri poeti, dice parecchio di sé» (p. 27); invece l’altro studio (Autocommenti obliqui in Sereni) mostra la distanza, e la presa di distanza, di Sereni rispetto a Montale, in un dialogo con autori stranieri quali William Carlos Williams o Francis Ponge.

Maria Antonietta Grignani considera Mario Luzi più vicino a Sereni di quanto altri critici non credano: così dice nel quarto capitolo del volume (Seme di Luzi: eclissi della metafora), ripercorrendo temi e modelli del Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini e di altre opere di Luzi, ed evidenziando i profondi cambiamenti intervenuti nel tempo, a livello non solo retorico, ma anche metrico, sintattico e lessicale, con l’emergere di «vari lui / lei» che possono essere fenomeni o creature del mondo.

Poesie che portano uno sguardo meravigliato sul mondo e sulle sue creature sono quelle al centro del saggio Pedagogia dello sguardo e declinazione dei colori nella poesia di Giorgio Orelli: si tratta qui soprattutto di testi che hanno come protagonisti bambini, come Che fa Matteo Delbrück, ma anche di una poesia «bellissima e testamentaria» come Ragni, dove i due ragni sono gli ospiti che tengono compagnia al vecchio poeta dal soffitto del suo appartamento (p. 71).

Un altro saggio ancora (Parole in guerra: Jolanda Insana) parla di Jolanda Insana, che dagli anni settanta alla morte (nel 2016) è stata una «pupara», come lei stessa si è definita, onomaturga, artefice di una poesia combattiva ed espressionista, tra lingua e dialetto.

Quanto ai prosatori, i Percorsi di Mastronardi risultano terribilmente attuali e il capitolo Aprire il fuoco: una scrittura in esilio fa venir voglia di (ri)leggere a fondo le opere di Bianciardi, non solo Il lavoro culturale («un libro che dovrebbe essere riproposto nelle scuole per la critica al linguaggio formulare», p. 155), ma anche le rubriche giornalistiche. Il penultimo saggio riguarda invece La stralingua di Giuliano Scabia, autore vivente che nella trilogia di Nane Oca unisce tratti macaronici e zanzottiani, tra «scorribande etimologiche» e composti inusuali (p. 182 sgg.). Infine, l’ultimo studio riguarda Raboni critico, citato anche in vari capitoli della prima parte. 

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