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rivista semestrale

anno XXXV - terza serie

numero 88

luglio/dicembre 2023

Massimo Palermo, Italiano scritto 2.0. Testi e ipertesti

[ Carocci, Roma 2017 ]

Una duplice dedica, al maestro e al figlio, è la chiave di ingresso con cui Massimo Palermo apre la sua descrizione dell’italiano scritto digitale: da e-migrato, in equilibrio tra due mondi.

Il libro è diviso in quattro parti: la prima ripercorre la storia della scrittura, dalla nascita passando per l’invenzione della stampa fino alle nuove tecnologie; nella seconda e nella terza viene spiegata la prospettiva teorica scelta, quella della linguistica del testo, e analizzato lo specifico dei testi digitali; la sezione finale si ricongiunge alla prima, chiamando in causa il ruolo della scuola come luogo di trasmissione.

Il filo rosso del capitolo iniziale è il rapporto tra il mezzo e il testo: dal testo tipografico a quello digitale (cioè nativo digitale, da tenere distinto dal testo tipografico e-migrato nella rete) cambiano, con i modi della trasmissione, anche quelli di fruizione e di produzione.

Il supporto digitale (dall’ingl. digital, derivato di digit ‘cifra’, dal lat. digitus ‘dito’), che l’immateriale codifica binaria rende senza peso, esalta infatti alcune caratteristiche della trasmissione scritta: la mediazione e la decontestualizzazione del messaggio si moltiplicano in modo esponenziale, tanto da dar luogo la prima a una disintermediazione nei fatti (tutto accessibile a tutti) e la seconda, con l’avvento della connessione in mobilità, a una continua commutazione di contesto (tutti ovunque – o sempre altrove). Dove l’orecchio non potrebbe, arriva tramite un monitor l’occhio; ma, così come carta e video non hanno lo stesso rapporto con le dimensioni spaziali, sguardo e ascolto non hanno la stessa relazione con la linearità del tempo. Ecco allora il testo (che nella sua forma scritta tradizionale è lineare e sequenziale) evolversi in iper-testo, insieme strutturato di unità di informazione e di collegamenti che infrange la linearità proprio per via del supporto digitale. L’autorità – conseguente alla potenza – del nuovo mezzo canonizza intanto il testo data base che contiene big data; e la banca dati viene interrogata invece che letta, con una svolta che apre la strada al fraintendimento che la quantità, se molto grossa, possa autoqualificarsi.

Nei capitoli centrali si precisa la nozione di testo coerente e coeso che l’autore prende come riferimento per cercare, contrastivamente, lo specifico del testo digitale, o meglio dei testi digitali, perché si tratta di un gruppo molto vario (messaggi istantanei, testi sui social, ipertesti).

Da una parte, l’illusione di una conversazione sempre in presenza porta nello scritto digitale alcuni tratti dell’oralità e del dialogo (con l’emoticon supplente del corpo assente). La deissi però esplode: You è il personaggio di copertina del Times nel dicembre 2006; si rivolge a noi, serie indistinta di interlocutori in perenne modalità fàtica, alla ricerca di un canale prima che di un enunciatario.

Itinerante e dialogico è divenuto d’altra parte il testo stesso, nel farsi ipertesto: prima ideato che realizzato, l’ipertesto è infatti il prototipo del nuovo testo liquido, che si adatta alla forma del contenitore perché discontinuo e sempre aperto, essendo stata scardinata una volta per tutte la porta di separazione tra scrittore e lettore. L’intertestualità esasperata ha dunque tra i suoi effetti il testo-frammento, la cui osservazione – rivelatrice come quella di ogni manifestazione parossistica – lascia vedere che la distinzione tra cotesto e contesto, spesso intesa come distinzione tra ciò che è dentro e ciò che è fuori della lingua, deve forse essere pensata altrimenti (l’autore parla di «dissoluzione dei confini fra testo e contesto»). Non è questo il solo caso in cui i fenomeni mostrati nel libro invitano a una riconsiderazione delle categorie in uso.

Palermo racconta così sottovoce un pezzo di storia della lingua italiana scritta, per la parte contemporanea quasi un diario di viaggio. Si congeda rivolto a insegnanti e alunni, fiducioso che la scuola, nel suo compito di tutela della memoria, si prenda cura dei testi, di tutti i testi, perché la capacità di lettura è capacità di scelta. 

 

 

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