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rivista semestrale

anno XXXV - terza serie

numero 87

gennaio/giugno 2023

Davide Papotti, Franco Tomasi (a cura di), La geografia del racconto. Sguardi interdisciplinari sul paesaggio urbano nella narrativa italiana contemporanea

[ a cura di D. Papotti e F. Tomasi, Peter Lang, Pieterlen 2014 ]

Curato da Davide Papotti e Franco Tomasi, La geografia del racconto raccoglie contributi a forte impostazione interdisciplinare sul rapporto fra geografia urbana e letteratura italiana contemporanea. La letteratura è al centro di tutti i saggi, con un’attenzione al dibattito internazionale prodotto su spazio e scrittura. Pregio del volume è quello di presentare una prospettiva che, recentemente, ha conosciuto un importante sviluppo anche nella critica italiana. Nel 2010 sono usciti due libri che costituiscono una premessa fondamentale a La geografia del racconto: il lavoro di Filippo La Porta, Uno sguardo sulla città, e il volume di Giancarlo Alfano, Paesaggi, mappe, tracciati. Tutti e due gli autori insistevano su un aspetto che ritorna anche nel volume di Papotti e Tomasi: lo spazio urbano è un osservatorio privilegiato per riflettere sull’io, sul rapporto sempre più stringente fra sfera individuale e coinvolgimento civile. A questo si aggiunge un alto tasso di sperimentazione formale, costante in tutti i racconti sulla città degli scrittori considerati. È, dunque, una scommessa che poggia su solide basi e che ha il merito di aprire la critica letteraria italiana all’intertestualità: la geografia non è semplice pretesto tematico, ma viene a costituire un importante strumento per l’interprete di letteratura, una scommessa che stava anche alla base dell’Atlante della letteratura italiana einaudiano, a cura di Luzzato e Pedullà, pubblicato sempre a partire dal 2010. Crisi dell’esperienza, nuove forme di impegno e partecipazione, trasformazioni nella forma del romanzo e del racconto sono tutti aspetti che ritornano in La geografia del racconto.

Nel suo saggio, Spazio (urbano) e narrativa, Tomasi ha il merito di definire con chiarezza l’ambito in cui si muoveranno tutti gli interventi del volume. Sembra quasi che, nella riflessione introduttiva di Tomasi, la rappresentazione dello spazio urbano (e delle stratificazioni storiche che lo caratterizzano) sia consustanziale alla modernità: «punto di vista, focalizzazione, […] contribuiscono a generare una “messa in forma” dello spazio narrativo, che, nelle esperienze più recenti, generano una spinta verso un’adesione al paesaggio che rinuncia però al suo dominio, o spinge verso la scoperta di una stratigrafia nella quale si depositano sensi e memorie» (p. 20). Papotti, invece, parte da un caso più specifico: i romanzi (ma anche i diari, le autobiografie, le raccolte di racconti) pubblicati nella collana «Contromano» di Laterza. Questo saggio è l’altro importante perno attorno a cui ruota la struttura della raccolta: Papotti si muove fra esempi di scritture contemporanee che includono, fra gli altri, Doninelli, Santoni, Trevi, Vasta e Carofiglio.

All’interno del volume è possibile riconoscere un doppio movimento: a saggi che tengono in considerazione più autori e questioni generali (si vedano i contributi di Papotti, Rossetto, Valdemarca) seguono analisi di opere singole (Tomasi, Varotto, Zinato), in cui ritorna comunque l’esigenza di apertura interdisciplinare, unita al ricorso ad una bibliografia internazionale in cui spiccano i riferimenti a Benjamin, Foucault e Bauman. La città diventa un territorio privilegiato entro cui misurare il compromesso fra «itinerari individuali» e «tessuto sociale» (p. 29) ed in questo costituisce la perfetta piattaforma per ragionare sulla narrativa contemporanea, che fra identità e omologazione cerca un equilibrio complesso e precario. L’effetto finale è quello di una scommessa riuscita, un volume che, a partire dalla rappresentazione dello spazio, dice qualcosa di non scontato sulle nuove forme di impegno nella letteratura italiana contemporanea.

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