allegoriaonline.it

rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Franco Baldasso – Umberto Saba: l’Occidente dopo «Maidaneck»

  • Il presente contributo analizza Scorciatoie e raccontini di Umberto Saba (1946) non solo per le notevoli novità formali nel contesto del primissimo dopoguerra, ma per essere tra le prime pubblicazioni a segnalare la distruzione degli ebrei europei come momento di rottura radicale nella storia e nella cultura occidentale. Saba era stato raggiunto nel 1944 dalle notizie di Majdanek, primo campo di concentramento nazista ad essere stato liberato dagli Alleati. In Scorciatoie si concentra così sul portato antropologico e epistemologico di questa inaudita rivelazione e riflette su come qualsiasi tentativo di rinnovamento culturale dopo i totalitarismi e la guerra debba partire proprio dalla storia traumatica dei campi. L’articolo situa Scorciatoie e raccontini al centro dell’autocoscienza storica del Novecento, e interpreta le sue intuizioni alla luce del ricchissimo epistolario di Saba, ma anche nel più ampio discorso sulla Shoah elaborato dai testimoni-scrittori, da Primo Levi a Imre Kértesz.
  • This contribution concentrates on Shortcuts and Very Short Stories by Umberto Saba (1946). The book is analyzed not only for its relevant formal novelty in the context of early postwar Italy, but also for being among the very first publications to interpret the destruction of European Jewry as a most radical rupture in Western culture and history. Saba was reached in 1944 by early news of Majdanek, the first Nazi concentration camp liberated by the Allies. In his Shortcuts, Saba focuses on the anthropological and epistemological consequences of what the camps stand for, arguing that every future attempt at cultural renovation after totalitarianism and World War II should start from the camps’ traumatic history. The article locates Shortcuts and Very Short Stories at the center of modern Europe’s historical self-consciousness. It also interprets the book’s many insights in the light of Saba’s impressive epistolary, and in the broader context of the Holocaust discourse articulated by witness-writers such as Primo Levi and Imre Kértesz.

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