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rivista semestrale

anno XXXV - terza serie

numero 88

luglio/dicembre 2023

Benedetta Tobagi - La resistenza delle donne

Benedetta Tobagi – La resistenza delle donne

[Einaudi, Torino 2022]

Dopo Piazza Fontana. Il processo impossibile (2019), Benedetta Tobagi torna a pubblicare un libro nella collana «Frontiere» di Einaudi, caratterizzata dall’incrocio tra scrittura saggistica e narrativa, dove erano già apparsi Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre (2009) e Una stella coronata di buio. Storia di una strage impunita (2013: è la strage di piazza della Loggia). Rispetto a questi primi due libri nella Resistenza delle donne l’io della ricercatrice affiora con minore frequenza: entra in scena in rapidi incisi e solo nel finale la sua biografia familiare assume un andamento più disteso. Il libro è però punteggiato da capitoli in corsivo senza titolo dove la voce narrante si concede la libertà dal documento, si permette di fantasticare e ri-immaginare la fonte testimoniale. Come avrei vissuto, sembra chiedersi, come avrei raccontato quello che stavo vivendo? In questi brevi capitoli la narratrice si spinge a un’immersione identificativa nell’esperienza delle donne che hanno fatto la Resistenza, mentre nei capitoli titolati la affabula e documenta, citando la voce delle protagoniste e delle storiche che a partire dagli anni Settanta hanno cominciato a prestare ascolto e a contestualizzare quelle vicende. 

La successione dei capitoli e dei loro titoli disegna la trama di un percorso ideal-tipico all’interno del quale una tappa fondante è la decisione di far parte della Resistenza: una scelta etica, politica e di vita tanto più autentica di quella degli uomini, che il bando Graziani costringeva a combattere per una parte o per l’altra, oppure all’esclusione dalla lotta in prigionia o in clandestinità. Le donne sono le vere «volontarie della libertà»: «nulla preme a forzare la loro scelta. Potrebbero restare alla finestra, in attesa che la tempesta finisca. Anzi, dovrebbero fare così […] fare altrimenti è una vergogna e una provocazione, prima che un pericolo» (pp. 49-50). Benché scelta di poche (come minoritaria è stata in generale l’opposizione al fascismo), la Resistenza ha costituito un evento storico  decisivo, in quanto è stata la prima entrata in scena di un protagonismo femminile interclassista e di massa. La Resistenza diventa così una straordinaria esperienza di libertà dai confini di ciò che era lecito o socialmente accettato: «La grande guerra di Liberazione s’intreccia […] con una miriade di minuscole – ma per loro gigantesche – lotte di liberazione personale (dai limiti imposti dalla famiglia, dalle condizioni sociali, dall’essere donna, dai propri demoni personali) che, tutte insieme, danno vita a una grande, inedita, guerra di liberazione delle donne» (pp. 64-65). 

Le miriadi di storie che costellano il libro, attinte alle testimonianze di chi ha saputo scrivere la propria o frutto del lavoro delle storiche che hanno saputo far parlare chi non aveva accesso al privilegio della scrittura, spaziano dalle vicende di donne che hanno avuto rilievo nella vita pubblica, come le madri costituenti, alle esperienze di donne comunissime, dalle studentesse di buona famiglia alle  più umili lavoratrici, dalle suore alle seduttrici, dalle infermiere alle militanti di fabbrica, dalle staffette alle dinamitarde; dalle storie di donne che rifunzionalizzano per la Resistenza antichi e tradizionali comportamenti di cura e protezione alle donne che violano un’altrettanto antica divisione del lavoro tra i generi, osano prendere le armi e comandare gli uomini, fino alle  donne che invece rifiutano le armi come presa di posizione politica. 

Il libro si chiude sulla storia straziante del processo sociale e collettivo che richiude negli antichi confini di genere la maggior parte delle donne che avevano sperimentato per qualche mese inediti spazi di libertà e la responsabilità che vi si accompagna. Anche grazie a questo libro le piccole storie di liberazione cancellate dalla grande storia della guerra di liberazione possono tornare a far parte della nostra memoria collettiva. 

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